- Ingegnere per professione, vignaiolo per caso, o meglio per passione. Il destino di Emiliano era probabilmente già scritto in quei pochi ettari di storici vigneti che circondano la casa genitoriale nella campagna di Aprilia, in quegli ultimi lembi di territorio a matrice tufacea derivati dai depositi piroclastici originati dell'attività dell'antico distretto vulcanico dei Colli Albani.
- La scintilla che da il via all'avventura di Emiliano nasce dall'incontro con Marco Cum, degustatore, divulgatore e organizzatore di eventi che nel 2017 lo convince a vinificare in proprio le uve che negli anni passati la famiglia conferiva alle grandi realtà vitivinicole dell'areale dei Colli Lanuvini.
- La forma mentis dell'ingegnere appare immediatamente evidente nel percorso di Emiliano. Un progetto pragmatico in cui poco è lasciato al caso, a partire dalla scelta di lavorare unicamente con vitigni autoctoni (grechetto e malvasia puntinata, in attesa di un'uva rossa da innestare e ancora in via di definizione) che danno una chiara identità territoriale alla cantina.
- Un corso di potatura presso Simonit & Sirch per consolidare la propria esperienza, e l'ospitalità in una cantina di Olevano Romano (con annessa consulenza di una giovane ma già affermata enologa) in attesa di attrezzare quella di proprietà.
Pragmatica è anche la grafica delle etichette, in cui la e (di Emiliano, ma minuscola, e questo dice molto) in contrasto, presente in entrambi i nomi delle due etichette, è un chiaro tratto identificativo.
- Meno di 10.000 bottiglie prodotte.
Nessun riconoscimento nell'annata corrente.